26 Apr La lince
Sedla guardò la bestia, la zampa dietro si sarebbe stracciata dal resto del corpo per gli strattoni. Posò il calcio del fucile a terra, il gatto selvatico ruggiva piano, una zampa artigliava l’aria minacciando l’uomo. Sedla scosse le spalle aggiustando la pelliccia. La lince saltò all’aria come impazzita, compì una capriola su se stessa, ma l’arto imprigionato rimase immobile, muscoli e legamenti stracciati, il corpo si avvitò sull’arto come fosse solo un trancio di carne floscia e pelosa. La lince si rifece avanti di slancio, gli occhi esplosi, la bocca spalancata fino a mostrare il bluastro rugoso in fondo alla gola. Sedla si muoveva composto come se ogni mossa seguisse misteriose tempistiche. Il vento calò, il sole parve colare tra gli alberi in cascate di raggi luminosi. Sedla ristette ancora un attimo fissando l’animale, riflettendo tra se. A un tratto spostò la mano dietro la schiena, sotto la pelliccia, una lunga baionetta luccicò tra le dita, inclinò la canna del fucile e ci innestò la lama lunga due palmi con uno scatto che a orecchie inesperte sarebbe anche potuto sembrare il crocchio di un ramo spezzato.
La lince soffiò, a occhi bassi, sfinita dal dolore, sfinita dall’inevitabile destino. Sedla sollevò il fucile e con uno scatto deciso in avanti trafisse un occhio dell’animale, la lama fracassò l’orbita e sbucò sulla nuca, fini striature di sangue la decoravano. La bestia morì e Sedla posò il fucile, recuperò la catena della tagliola, aprì la trappola e sfilò l’arto maciullato. Aiutandosi con uno scarpone estrasse la baionetta dal cranio della lince, poi appese l’animale a un gancio della cintura. Buttò fucile e tagliola in spalla e tornò sui suoi passi.
Sedla (Podcast da musicare e effettare)