21 Ott Fanatico di una carogna
“Ero un uomo in fuga, un fanatico di una carogna, un uomo che scarpona nella neve, avanza e delira in una pianura sconfinata. Un passo dietro l’altro, una morte via l’altra, non c’è legge in questo cammino, non c’è sangue nel cuore marcio…
…verrò e vi spazzerò via, perché so cosa avete fatto, e quello che avete fatto va ripulito. Siete solo volgari rifiuti…
La sicurezza delle mani ficcate nelle tasche del cappotto, la sicurezza del dito che sfiora il grilletto. Sotto un cielo di nebbie e stelle fiacche e remote. Un proiettile mi ha perforato l’inguine, cauterizzando le carni, sparendo tra i visceri, doloroso parassita ferroso. Esploso dai vostri agenti, iconici burattini inermi di fronte alla mio andarmene, risalire.
Non mi volto indietro, non mi volto mai indietro, non più.
Una fuga che si fa marcia, ritorno. Un fuggiasco, reduce, rinnegato, in cerca di un varco nel cerchio che si annoda. Un solo uomo, che torna indietro, incontro a ciò che è stato. Nelle orecchie rumore di acqua melmosa rimestata con un lungo bastone, forse un germe a rodermi la testa, la mia venuta al mondo, scroscio di budella rivoltate.
Tutto si scioglierà, quando boschi e vette mi includeranno nel loro abbraccio, nel grembo frondoso, terroso, irto e sassoso. Come embrione che si incista su ruvide pareti, un feto rigettato, rinchiuso e impazzito che riprende possesso dell’antro sanguinoso che lo ha generato…
…qualcosa si scontorna lontano, crepitando tra gelo e nebbia, grigio tremolante. Una casa, forse, una stalla. Ogni due passi il proiettile che mi invade, striscia, punge, batte. Orrido arrancare in fil di morte.
La morte dentro, acuminata capsula, iridi di trapasso.
Non c’è niente dietro chi ha voltato le spalle. Dentro questo cappotto, sotto lo straccio che mi copre il volto, vive un assassino, della peggior specie, della peggiore risma. Un uomo senza remissione, schieramento, ordine precostituito. Solo un solco che separa la sua morte, da quella di tutti voi. Un basso scavo lungo il quale giacciono cadaveri scomposti, spogli e sfigurati, nudi e predati, corpi crivellati e crani sfondati. Questo è ciò che sono, ciò che sono diventato, o sempre stato, da quando sono sciabordato nel mondo. Questo è ciò che mi avete fatto, come un cane scacciato dal villaggio e incatenato, perché mordeva e assaliva gli uomini…
…non dimenticate, che la terra ruota nel fragile buio, che il Sole brucia esplode e si consuma. Che il tempo rimasto è poco, da sempre per sempre. Non dimenticate, che i Cani rabbiosi, latrano nel buio…”
(Cani rabbiosi -Podcast-)