Il Fante

Il Fante afferrò il tavolo e lo scaraventò dalla finestra. Un paio di secondi, e il fracasso rimbombò fino in casa. Granisa continuò a camminare mani in tasca, come nulla fosse, come se quell’esplosione di legname crepitante fosse un qualunque rumore che può capitare di udire durante una passeggiata.

In casa, il Fante si guardò attorno, una sigaretta in una mano, un fiammifero nell’altra. Mosse la testa in giro quasi stupito, che in quel frantumamento circostante non ci fosse una seggiola sulla quale accomodarsi. Così sedette sul pavimento, sotto la finestra, a fumare, le mani scornocchiate e insanguinate. Un rumore di fondo in testa, come il rombo del motore di un gruppo elettrogeno che mangia nafta tremolando, per tenere accesa un minimo di luce, nel buio del mondo.

 

(Guerra agli anuri -Romanzo-)