09 Mar Il tenente Corea
“Reggiti!” Strillò Corea sul rombo “Tronchiamo su per la rampata del Pigiolo, dritta come un crine!”
Colombo artigliò i lati del sellino e strizzò gli occhi. La moto si arrampicò su per la salita tossicchiando, ingozzandosi e perdendo giri, ma arrivarono in cima. Corea sterzò tutto a sinistra, con un piede a terra agevolò la manovra, poi partì a sassata verso Ligonchio di sopra. La strada deserta come un camposanto.
“Devo fermarmi a casa a recuperare una cosa!” Ululò Corea che avevano appena passato il Frassi. Calò una marcia e saltò a terra che la motocicletta quasi non si era ancora fermata. Colombo piantò i piedi a terra. Corea salì tre gradini che davano sulla strada, pochi secondi, e saltò fuori, il fucile in spalla.
“Ecco fatto!” Gridò entusiasta.
“Da fare?” Chiese Colombo.
“E’ un’indagine su una morta” Spiegò Corea, si alzò, le braccia tese sul manubrio e scalciò con forza la pedivella dell’accensione, scalciò una, due, tre volte, il motore scoreggiava e poi si azzittiva. “Una morta!” Ripetè Corea tanto che pedalava “Andare in Garfagnana disarmati, non c’è mica da scherzare!”
“Dove vai!?” La voce stridula di una donna.
“Una faccenda grave!” Sfiatò Corea, alzò la testa e inquadrò la moglie affacciata alla finestra del primo piano.
“Mi raccomando eh! Andare a farti compatire come tuo solito!” Gridò lei.
Colombo guardò in su, la faccia sconsolata, e quell’altro davanti che bestemmiava piano e scalciava la pedivella.
“E quello lì?” Chiese la donna.
“Il mio aiutante!” Rispose Corea, e ridiede una pedalata ormai sfinito.
“Un bel campione!” Rise la donna picchiando le mani insieme.
Colombo si guardò dall’alto al basso, i vestiti distrutti.
Finalmente il motore diede un colpo, uno schiocco, poi una tremata e la solita fumata nera. Corea innestò la prima e partì.
(Armadgat- Romanzo breve)