Vetroghiaccio

Il Sole picchiava da giorni, in lamine di luce compatta, come un opportunista sadico, sembrava deciso a fare a pezzi quel mondo. Gli uccelli gorgogliavano sfiancati nei sottotetti, spianavano piume e penne nella speranza che un refolo d’aria rinfrescasse la pelle puntuta. Gli insetti si trascinavano tra le crepe del suolo in cerca di umido. Dicevano quella sarebbe stata la settimana più calda degli ultimi trenta anni. Una calura del genere, in quota, con tutto quel verde, si sarebbe detto un eufemismo, eppure accadeva. E il mondo animale ansimava cercando refrigerio nel folto dei boschi riarsi, in pozze asciutte, nei bar.

Pensilvenia balzò dentro il bar, la sigaretta accesa in mano.

«Avete visto il Fante?»

(Vetroghiaccio -Romanzo-)