10 Lug Lettera a quel cantante di Roncocesi
Abbiamo fatto il pranzo aziendale. Io e il Creativo, noi due e basta, c’ho colpa io se nell’officina ci lavoriamo solo io e lui? Abbiamo passato il Passo e poi a contra giù, fino al mare, a mangiare il pesce. E una volta pranzato, eravamo scrannati davanti a un bar sulla spiaggia a bere dei Nocini, che il Creativo vuole sempre bere dei Nocini perché dice che ci sono dentro gli Omega tre che fanno d’un bene. A un momento vediamo uno che viene in qua, ma tutto strevlato, na pancia che mai, i capelli lunghi e imbordigati sotto un berretto di lana sformo, na barbaccia fitta, dei pincagli attaccati al collo. E sto qui viene in qua, sciabattando, finchè il Creativo mi dà di gomito e dice “Vè, quel cantante di Roncocesi.”
E io, bello il mio Adelmo, a dirtela tutta, quel giorno lì, a vederti conciato a quel modo, più che un cantante, a me mi sei sembrato un balone di fieno.
Antazzardar (lettura)