28 Giu Lettera di avviamento
Mi chiamo Calocchia, da Cà di Strek, abito in fondo al paese, appena sopra Cà dla Cantonada, lì dalla Ruga, a Cà di Strek, precisamente.
Passo le giornate in officina, con il Creativo. A smartellare dei ferri, saldare dei pezzi, tirare dei bulloni del quarantuno su degli spalaneve, na tribolata che mai. La sera, arrivo a casa, trito come l’aglio, mi adivano e accendo la radio, di solito arrivo in tempo per sentire quel tuonato di Fulminatti e la sua trasmissione “L’ora della scienza” e poi, ascolto “Nebraskra” con Dj Nibbio, che Dj Nibbio è un pò squinternato, ma secondo me, di musica, ne biassa a randello.
Delle volte, scrivo delle lettere, che non spedisco mai. Delle lettere su delle cose, che secondo me accadono fuori dalla finestra di ogni casa, in paesi arroccati su costoni irti e frastagliati. Mi chiamano anche a leggerle in giro le cose che scrivo. Ma non ci vado mica sempre.
L’altro giorno, ero lì che rilavavo dei piatti, entra dentro Chiarone dei Puntrèe.
“Sai cosa m’è successo?” Gli ho detto.
“Cosa?”
“M’è successo che l’altra notte mi son svegliato per andare in bagno, ho buttato un occhio dalla finestra del corridoio e c’era Righetti che a l’orba, mi rubava la terra, a carrettate, nell’orto!”
“Addirittura, la terra nell’orto, di notte?” Ha detto Chiarone
“Addirittura!” Ho detto io
“Vacca schifa. Dovresti fargli tirare una schioppettata da Li senti i cani” Ha detto Chiarone, e ha fatto sìsì con la testa.
“Ci calerà poco! Vacca impestata ladra!” Ho detto io e ho picchiato un mestolo sul lavandino tanto forte che si è troncato in due.
Antazzardar (Lettura)