
28 Apr Il telecomando
Francis entrò nel bar con fare circospetto, la porta scorrevole si chiuse dietro di lui. Reggeva in mano il telecomando, il filo si allungava inserendosi nella cintura quantica che gli cingeva la vita.
Edward lo aspettava seduto al tavolo, davanti una bistecca tagliata, con una mano era indaffarato a rigirare i pezzi di carne, nell’altra stringeva il telecomando. Fuori il Sole barbagliava fosco e malato, il locale era affollato, per lo più impiegati frettolosi in pausa pranzo. Le cameriere si aggiravano tra i tavoli, i vassoi in perfetto equilibrio su una mano, il telecomando nell’altra.
Francis sedette nella panca di fronte all’amico e sorrise “Scusa per il ritardo”.
Edward rovistò un po’ tra i tranci della costata e guardò fuori dalle vetrate. Alcuni barboni si aggiravano sul marciapiede, vestiti laceri, barbe incolte, visi scavati.
“Li vedi quelli?” Eddy puntò la forchetta oltre i vetri, Francis seguì il filo della posata con lo sguardo, poi tornò con gli occhi all’amico e si strinse nelle spalle.
“Non possiedono un telecomando.” disse Eddy.
“Certo che non ce l’hanno” Francis ghignò e sollevò la mano libera per attirare l’attenzione di una cameriera.
(Il telecomando- racconto)