Bunga

Gli occhi di Bunga si spalancarono ancor di più, le palpebre quasi rientrarono sotto la fronte. Si guardò attorno, il bar era vuoto, solo Brasco che sistemava i giornali nell’espositore. Bunga studiò ancora il vaso sullo sgabello, poi Pavlin che sorrideva sadico. Terrore e sgomento solcarono il viso di Bunga. Poi, come se un’idea raggiante avesse sciolto gelidi timori, la faccia bislunga si allargò in un sorriso.

“Se solo ti sogni di toccare Bunga e il suo vaso,” la testa oblunga fece su e giù un paio di volte come per approvare le parole “io ti ammazzo. Ti do un cazzotto Mingia” Assicurò Bunga mostrando a Pavlin il pugno chiuso e la nocca del dito medio in fuori.

 

(Viene sera a casa di tutti -Romanzo-)